L’INTERROGAZIONE COL SINGHIOZZO

A volte, si preferisce tacere per paura di sbagliare.

Venerdì, ore 11.15: interrogazione di storia. La prof. chiama Pierino.

– Allora, Pierino, dimmi…. i Fenici!

(Silenzio…)

– Be’, se non lo sai, allora dimmi gli Egizi…

– Sì, allora, gli Egiziani….

– Gli EGIZI!

– Sì, gli Egizi. Si stanziarono lungo le rive del fiume Nilo…

– Quando?

– Dunque… nel tre…mila avanti Cristo?

– Sì, sì, vai avanti…

– Allora, il Nilo è il fiume più lungo del mondo…

– No, be’, quello è il Rio delle Amazzoni… Comunque, cosa c’entra?

(Silenzio…)

– Andiamo avanti, va’! Adesso dimmi… i Cretesi!

(Silenzio…)

– Non li sai? Allora dimmi…

– No, no, prof! Li so, li so! Allora, i Cretesi vivevano nell’isola di Creta…

– Sì, certo, è ovvio, se si chiamano “cretesi”! Dimmi qualcos’altro!

(Silenzio…)

– Non lo sai? Allora ti do un aiutino… Cosa commerciavano i cretesi? Il …? Dài, è facile! Il …? Ti aiuto: grano o legname?

(Silenzio…)

A questo punto, il povero Pierino è nella confusione più totale: il Minotauro sta ballando nella sua testa con un gonnellino egizio, mentre dalle piramidi scivolano giù delle navi fenice (lui li sapeva, i Fenici, ma la prof. ha cambiato la domanda!). Non sa più cosa dire, per cui la prof. conclude:

– Eh, insomma, Pierino, mi sembri un po’ incerto… dài, ti do 5 per incoraggiamento! Però la prossima volta studia meglio, eh!

Gli errori di comunicazione nelle interrogazioni

La psicologia viene in aiuto degli insegnanti (e forse ancor di più degli studenti!!!) con poche semplici strategie per trasformare un’interrogazione “col singhiozzo” in un momento sereno di verifica delle conoscenze degli studenti.

Uno: dare il tempo di pensare. Accertarsi che lo studente non sappia davvero quell’argomento, chiedendoglielo esplicitamente. Magari lo studente non sa da che parte cominciare e per questo sta zitto.

Due: non interrompere ogni due parole, anche se lo studente sta dicendo cose sbagliate. Meglio lasciar finire il discorso, poi riprendere gli errori e discuterne.

Tre: iniziare con domande semplici, magari introducendo l’argomento. Le domande “a bruciapelo” generano ansia in chiunque.

Quattro: evitare frasi che lo studente deve completare, magari con dei trabocchetti. Ognuno organizza i concetti secondo schemi suoi propri e non è detto che una frase ovvia per noi lo sia anche per lo studente.

Pierino ringrazierà.

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